di Sara Piedipalumbo
Ultimo aggiornamento:29/03/2023 14:17:56
Fin dall'antichità, la prevenzione della salute era considerata una questione importante. Gli antichi
Greci veneravano già una
dea che presidiava
la salute e l’igiene: si chiamava
Igea ed era figlia di
Asclepio, meglio conosciuto con il nome romano di Esculapio,
dio della salute e della medicina (a sua volta figlio di Apollo). La stretta parentela si riflette nei loro ruoli salvifici: se Esculapio
curava dalle malattie e permetteva di
ristabilire la salute persa, invece Igea
preveniva le malattie e assicurava il
mantenimento della buona salute.
Ecco perché il concetto di igiene ha preso nome proprio da lei!
Tra le varie figlie di Asclepio è interessante ricordare
Panacea, il cui nome oggi indica quei rimedi che erano considerati efficaci contro tutti i mali, e
Iaso, personificazione della guarigione stessa.

Attorno ad Igea si sviluppò un’iconografia molto specifica e riconoscibile: la dea era rappresentata come una
giovane donna che disseta dalla
coppa che tiene in mano
un serpente che le avvolge il braccio. Ancora una volta non manca un collegamento con il padre Asclepio, anche lui raffigurato con un
serpente che si attorciglia lungo il bastone al quale si sorregge – per altro divenuto oggi
simbolo internazionale del soccorso medico.
Perché proprio il serpente? La religione cristiana ha indubbiamente contribuito alla sua reputazione negativa, tuttavia nell’antichità era considerato metafora di trasformazione e
rinnovamento continuo, quindi di
eternità.
Igea trovò spazio anche nella
mitologia romana che, però, ne declinò il culto in ben due figure:
Valetudo, dea della
salute personale, e
Salus, dea della
salute pubblica, della quale era stata eretta una statua nel Tempio della Concordia a Roma. Quest'ultima assunse così tanto rilievo che, a partire
dal 11 a.C.,
l’imperatore Ottaviano Augusto decise che ogni
30 marzo si sarebbe celebrata in tutto l’Impero la
Salus Publica Populi Romani, ovvero la Salute pubblica del popolo romano.

Non tutti sapranno, infine, che l’originario “
Giuramento di Ippocrate”, il codice etico di riferimento per la professione medica,
inizia citando proprio Igea e la sua famiglia: «Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto».